mercoledì 23 marzo 2016

Ancora campeón



Il telone sulla Final Eight di futsal femminile si levò, in un giorno di quasi primavera, nel Palazzetto di Chieti. Ai nastri di partenza c’erano tutte le squadre più forti: la Ternana campione d’Italia, la Lazio del pallone d’oro Lucileia e della Nazionale italiana Marcella Violi, lo Statte con la coccarda della Coppa Italia ben cucita sul petto e l’imbattuto Montesilvano. Poi c’era anche l’Isolotto di Firenze che nella sua storia non aveva mai vinto nulla e che in campionato aveva alternato vittorie esaltanti ad incomprensibili sconfitte. Era considerata dagli addetti ai lavori, la possibile sorpresa, un outsider … ma arrivare a pensare che potesse addirittura aggiudicarsi l’ambita Coppa … beh … quella era tutta un’altra storia. Però, a ben pensarci, la squadra toscana poteva contare su una ragazza con il numero diciannove sulle spalle. Era Gimena Blanco, fuoriclasse argentina. Il suo curriculum vitae sentenziava che lei aveva sempre vinto dove era andata. Questa volta però era tutto più difficile: la mendocina non riusciva più ad allenarsi da quasi una settimana, ma sapeva che ancora una volta era necessario stringere i denti, come era successo in quelle notti memorabili a Terni e a Fiano Romano; perché ancora una volta c’era da guidare al successo una squadra che non godeva dei favori della vigilia. 

Mancavano pochi minuti all’ingresso sul terreno di gioco, la spensieratezza delle ragazze di Firenze lasciava spazio a pensieri più cupi. In silenzio uscivano dal tunnel che le portava in campo. Il Montesilvano, il loro primo avversario, in un piovoso venerdì sera, faceva paura se si pensava ai suoi risultati ottenuti in campionato: imbattuti e per di più anche con il vantaggio di giocare a due passi da casa. Tutto era così maledettamente difficile. Ma non per Gimena: “Se vuoi vincere la Coppa Italia prima o dopo devi batterle tutte”. Temperamento, spirito e cuore argentino.
La gara iniziava subito in salita per le ragazze di rosso vestite, il Montesilvano passava  in vantaggio dopo che le lancette dell’orologio avevano appena superato i due minuti. Una mazzata terribile? Una gara segnata? Invece passavano solo due secondi e ci pensava proprio lei Gimena Blanco a riportare le squadre in parità, defilata sulla sinistra del campo raccoglieva un corto passaggio e con gran tiro di destro, costringeva l’estremo difensore avversario a raccogliere la palla nel sacco. Le imbattute ragazze di Montesilvano non credevano ai propri occhi. “Che succede?”.
La gara diventava scoppiettante, e proprio quando il Montesilvano aveva agguantato il 2-2, Gimena attraversava tutta la metà campo delle abruzzesi palla al piede e con disarmante freddezza superava ancora il portiere avversario: 3-2 e la gara diventava in discesa. Quarti di finale superati. In pochi l’avrebbero creduto solo quaranta minuti prima.

Il giorno dopo ci si trasferiva in quel di Pescara, dove le quattro squadre rimaste si sarebbero giocate l’accesso alla finalissima di domenica. Per Gimena e le sue compagne c’era ancora un avversario di tutto rispetto, un avversario che la mendocina conosceva bene avendoci militato due anni prima nella stagione dei record e delle vittorie: la S.S. Lazio.
Di quella squadra fantastica in biancoceleste erano rimaste le colonne della squadra: Lucileia, Marcella Violi e Siclari.
Il pronostico era molto difficile. Il primo tempo fu tutto di marca biancoceleste infatti le ragazze venute dalla Capitale tornarono negli spogliatoi in vantaggio di una rete. Tutto cambiò nella ripresa, la mobilità il coraggio e la puntigliosa tenacia con cui Gimena si batteva su ogni pallone, ribaltò la contesa.
Il numero diciannove, giocò la sua gara più bella di questa Final Eight, prese letteralmente le compagne per mano e con una tripletta le portò a quella finale attesa da una città intera.

Arrivava la domenica, su Pescara splendeva il sole, dopo tanta pioggia. La mattina si poteva passeggiare sulla spiaggia, allentando la tensione per la partita che si sarebbe giocata a metà pomeriggio. Un pranzo leggero e via verso il palazzetto.
Per la prima volta in questa Final Eight, le ragazze di Firenze venivano date per favorite, le loro avversarie erano le ragazze dell’altra Lazio, quella che fino ad un anno prima si chiamava Acquedotto.
Le due squadre entravano in campo, in un palazzetto gremito. Gimena ancora con quel cerotto blu sul ginocchio destro, quello che allevia i dolori muscolari, Gimena che era stanca, ma che appena metteva piede dentro quel rettangolo, appena respirava l’aria del campo era come se magicamente trovasse energie fresche e nuove, con l’orgoglio e la fierezza di essere il simbolo di quella squadra ad un passo, un solo passo, dalla storia.

Gimena non era al 100% ma solo un grande fuoriclasse intuisce se pallone è giocabile, riesca  a fiutare una nuova opportunità, valuta l’attesa sorniona per poi piazzare quello scatto che mette in difficoltà l’avversario, ha l’immaginazione pronta a confezionare una nuova finta, un dribbling diverso, non previsto.
La partita fu più dura del previsto, i veementi attacchi delle toscane cozzavano irrimediabilmente sull’attenta difesa biancoceleste. Il primo tempo si chiuse a reti inviolate. Anche questo in pochi l’avrebbero previsto. Nella ripresa il copione non cambiò, si giocò ad una sola porta, ma le ragazze venute da Roma se la sbrigarono bene. Al 6’ però la difesa biancoceleste si lasciò sorprendere da un incursione di Gayardo, era quel gol tanto atteso, quel goal che regalò una storica coppa alle ragazze di rosse vestite arrivate dalla Toscana.

L’Isolotto era campeón per la prima volta nella sua storia. Gimena era riuscita ancora una volta a realizzare quello che sembrava impossibile!



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