Il telone sulla Final Eight di
futsal femminile si levò, in un giorno di quasi primavera, nel Palazzetto di
Chieti. Ai nastri di partenza c’erano tutte le squadre più forti: la Ternana
campione d’Italia, la Lazio del pallone d’oro Lucileia e della Nazionale
italiana Marcella Violi, lo Statte con la coccarda della Coppa Italia ben cucita
sul petto e l’imbattuto Montesilvano. Poi c’era anche l’Isolotto di Firenze che
nella sua storia non aveva mai vinto nulla e che in campionato aveva alternato
vittorie esaltanti ad incomprensibili sconfitte. Era considerata dagli addetti
ai lavori, la possibile sorpresa, un outsider … ma arrivare a pensare che
potesse addirittura aggiudicarsi l’ambita Coppa … beh … quella era tutta un’altra
storia. Però, a ben pensarci, la squadra toscana poteva contare su una ragazza
con il numero diciannove sulle spalle. Era Gimena Blanco, fuoriclasse argentina.
Il suo curriculum vitae sentenziava che lei aveva sempre vinto dove era andata.
Questa volta però era tutto più difficile: la mendocina non riusciva più ad
allenarsi da quasi una settimana, ma sapeva che ancora una volta era necessario
stringere i denti, come era successo in quelle notti memorabili a Terni e a
Fiano Romano; perché ancora una volta c’era da guidare al successo una squadra
che non godeva dei favori della vigilia.
Mancavano pochi minuti
all’ingresso sul terreno di gioco, la spensieratezza delle ragazze di Firenze lasciava
spazio a pensieri più cupi. In silenzio uscivano dal tunnel che le portava in
campo. Il Montesilvano, il loro primo avversario, in un piovoso venerdì sera,
faceva paura se si pensava ai suoi risultati ottenuti in campionato: imbattuti
e per di più anche con il vantaggio di giocare a due passi da casa. Tutto era
così maledettamente difficile. Ma non per Gimena: “Se vuoi vincere la Coppa
Italia prima o dopo devi batterle tutte”. Temperamento, spirito e cuore
argentino.
La gara iniziava subito in salita
per le ragazze di rosso vestite, il Montesilvano passava in vantaggio dopo che le lancette
dell’orologio avevano appena superato i due minuti. Una mazzata terribile? Una
gara segnata? Invece passavano solo due secondi e ci pensava proprio lei Gimena
Blanco a riportare le squadre in parità, defilata sulla sinistra del campo
raccoglieva un corto passaggio e con gran tiro di destro, costringeva l’estremo
difensore avversario a raccogliere la palla nel sacco. Le imbattute ragazze di
Montesilvano non credevano ai propri occhi. “Che succede?”.
La gara diventava scoppiettante,
e proprio quando il Montesilvano aveva agguantato il 2-2, Gimena attraversava
tutta la metà campo delle abruzzesi palla al piede e con disarmante freddezza
superava ancora il portiere avversario: 3-2 e la gara diventava in discesa.
Quarti di finale superati. In pochi l’avrebbero creduto solo quaranta minuti prima.
Il giorno dopo ci si trasferiva
in quel di Pescara, dove le quattro squadre rimaste si sarebbero giocate
l’accesso alla finalissima di domenica. Per Gimena e le sue compagne c’era
ancora un avversario di tutto rispetto, un avversario che la mendocina
conosceva bene avendoci militato due anni prima nella stagione dei record e
delle vittorie: la S.S. Lazio.
Di quella squadra fantastica in
biancoceleste erano rimaste le colonne della squadra: Lucileia, Marcella Violi
e Siclari.
Il pronostico era molto
difficile. Il primo tempo fu tutto di marca biancoceleste infatti le ragazze
venute dalla Capitale tornarono negli spogliatoi in vantaggio di una rete.
Tutto cambiò nella ripresa, la mobilità il coraggio e la puntigliosa tenacia
con cui Gimena si batteva su ogni pallone, ribaltò la contesa.
Il numero diciannove, giocò la
sua gara più bella di questa Final Eight, prese letteralmente le compagne per
mano e con una tripletta le portò a quella finale attesa da una città intera.
Arrivava la domenica, su Pescara
splendeva il sole, dopo tanta pioggia. La mattina si poteva passeggiare sulla
spiaggia, allentando la tensione per la partita che si sarebbe giocata a metà
pomeriggio. Un pranzo leggero e via verso il palazzetto.
Per la prima volta in questa
Final Eight, le ragazze di Firenze venivano date per favorite, le loro
avversarie erano le ragazze dell’altra Lazio, quella che fino ad un anno prima
si chiamava Acquedotto.
Le
due squadre entravano in campo, in un palazzetto gremito. Gimena ancora con
quel cerotto blu sul ginocchio destro, quello che allevia i dolori muscolari,
Gimena che era stanca, ma che appena metteva piede dentro quel rettangolo, appena
respirava l’aria del campo
era come se magicamente trovasse energie fresche e nuove, con l’orgoglio e la fierezza
di essere il simbolo di quella squadra ad un passo, un solo passo, dalla
storia.
Gimena non era al 100% ma solo
un grande fuoriclasse intuisce se pallone è giocabile, riesca a fiutare una nuova opportunità, valuta l’attesa
sorniona per poi piazzare quello scatto che mette in difficoltà l’avversario, ha
l’immaginazione pronta a confezionare una nuova finta, un dribbling diverso,
non previsto.
La partita fu più dura del
previsto, i veementi attacchi delle toscane cozzavano irrimediabilmente
sull’attenta difesa biancoceleste. Il primo tempo si chiuse a reti inviolate.
Anche questo in pochi l’avrebbero previsto. Nella ripresa il copione non cambiò,
si giocò ad una sola porta, ma le ragazze venute da Roma se la sbrigarono bene.
Al 6’ però la difesa biancoceleste si lasciò sorprendere da un incursione di
Gayardo, era quel gol tanto atteso, quel goal che regalò una storica coppa alle
ragazze di rosse vestite arrivate dalla Toscana.
L’Isolotto era campeón per la prima volta nella sua
storia. Gimena era riuscita ancora una volta a realizzare quello che sembrava
impossibile!